La dea Artemide

Artemide era la dea greca della Natura nella sua fase di rinascita e di germoglio, che viveva nelle foreste e in tutti quei luoghi vergini ed incontaminati. Si dice fosse vestita da una pelle di daino e che avesse l’aspetto di una fanciulla; Signora degli Animali (Potnia theròn, Omero), a lei si accompagnavano cervi e cani, oltre che le Ninfe, le soprannaturali “spose” dei boschi. Artemide era dedita alla caccia, munita di arco e frecce; l’essere cacciatrice comprendeva l’aspetto della ritualità della caccia, che si esprimeva nella danza e nell’esultanza. Era nota, inoltre, con i nomi di Kallisto (la più bella) o Agrotera (la selvaggia).

Artemide era dispensatrice, quindi, di morte, ma altrettanto di vita: veniva invocata per soccorrere le partorienti, sia donne che animali e l’artemisia, erba medicinale a lei intitolata, ha come proprietà quella di indurre le doglie.
L’equiparare la dea romana Diana ad Artemide parrebbe invece erroneo, per motivi di discrepanza storica; anche se fra gli attributi di Diana, in qualità di protettrice delle partorienti, vi sia quello di favorire l’apertura dell’utero. Ad Artemide viene accostato l’orso, potente animale totemico il cui spirito introduce al viaggio sciamanico; la costellazione dell’Orsa Maggiore trae la sua derivazione dalla trasmutazione in orsa, nella sua qualità di madre accudente, della stessa Callisto-Artemide.

Come dea della fase rigenerativa-primaverile della Natura, si pensava che si manifestasse sotto forma di ape, lepre e farfalla, per la loro intrinseca fecondità; altre sue epifanie erano la rana e il rospo, che in epoca più tarda trovano spazio nel folclore della strega “cattiva”, quali ingredienti di pozioni magiche.
Le sacerdotesse del culto di Artemide, chiamate melisse, avevano l’aspetto di api; tramite una curiosa analogia veniva accostata l’anima umana all’ape, questo per il suo desiderio di “scendere” sulla Terra, dalla quale era attratta, così come le api sarebbero attratte dal loro stesso miele.
La natura di questa dea è lunare: “… impersona quell’aspetto della lunarità analogo ai fenomeni della crescita, della velocità, della forza e del rapido mutamento. (Dizionario ideologico-pagano, V. Fincati).

Alla luce della descrizione fatta, come sarà la donna che incarna questo archetipo?

La donna-Artemide avrà forti intuizioni e un sesto senso in grado di guidarla lungo i meandri dell’esistenza, supportata nel percorso di vita da sogni e/o sogni lucidi. La freddezza della luna, in contrapposizione al calore solare, è una risorsa interiore che può essere utilizzata per smorzare l’impeto e lo slancio di cacciatrice, qualora incappasse in situazioni che richiedono pacatezza o assennatezza.
Indispensabile per lei, adottare uno stile di vita avventuroso, così da muoversi attivamente in ampi spazi aperti: forte è, infatti, il richiamo che proviene dalla natura e forte è il suo senso ecologico.
Sarà una donna indipendente in campo amoroso e il rapporto dovrà essere vissuto alla pari e mantenersi fresco e creativo in virtù del fatto che Artemide è una dea bianca, “vergine”, associata al segno zodiacale dell’Ariete e preposta quindi alle ri-nascite, oltre che alle nascite.
Potrebbe scegliere una professione inerente all’infanzia e a tutti quegli aspetti legati alla pedagogia e all’insegnamento, potrebbe avere, inoltre, la vocazione di ostetrica.
Molto lucida di pensiero, è spesso legata alla figura del padre, del quale ambisce l’approvazione e il sostegno incondizionato; prioritaria è la realizzazione in campo lavorativo, che antepone agli affetti, i quali  matureranno in modo stabile nell’età adulta.
Da sottolineare l’aspetto della sorellanza che la avvicina alle altre donne, favorendo l’instaurarsi di legami di amicizia (e sodalizi, anche professionali) con il mondo femminile, tali rapporti sono coltivati con affetto e dedizione.

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