Riflessione sulla Gratitudine
Essa è indubbiamente “cosa” del cuore, di sua appartenenza e dominio, poiché nel cuore trova la sua collocazione naturale, dimorandovi. Lì si muove di moto composto e silenzioso e, se le circostanze lo permettono, apertamente gioioso. Con l’animo di bimba, io stessa mi sorprendo quando appare bussando con impeto ed urgenza alla mia porta e se la indosso come un paio di occhiali, mi accorgo che le sue lenti colorano ogni cosa di meraviglia; pur tuttavia non filtra e non inganna, bensì rischiara mettendo tutto un po’ più a fuoco. La gratitudine è matura quando spontaneamente affiora, pronta per fiorire dopo il dolore di ieri e nonostante l’incognita del domani, e spesso lo fa con il mezzo del “grazie”. Grazie è una parola potente, oserei dire sciamanica, che apre molte porte e che rafforza i rituali e le opere magiche ancor prima di pronunciarle e di porle perciò in atto...
La mia gratitudine dell’oggi va alla terra che si è resa fertile, a mio padre che l’ha lavorata, al cavolfiore che è finito sulla mia tavola e mi ha permesso di consumare una pietanza. Grazie a me, che ho curato la preparazione ed al tempo di cottura che l’ha resa buona.
Grazie a quella risposta che aspettavo da tempo e che, una volta ricevuta, mi ha alleggerito di un peso.
Grazie corpo, che al mattino ti alzi e ti metti in movimento.
Grazie amore, che ti ricordi di me dipingendoti su ogni volto caro.
Grazie madre che mi ha dato alla vita, incoscientemente e priva di difese.
Grazie per esserlo due volte, madre, e mille e più volte ancora.
Grazie ispirazione che mi permetti di scrivere, di creare una luna gibbosa con una pasta modellante, di scendere in abissali profondità e in fantastici altri mondi quando leggo le carte.
Grazie amici vecchi e nuovi, o in procinto di arrivare.
E grazie, di vero cuore, universo tutto...
Grazie è un termine dal ricco campo semantico che, declinato al singolare, diventa “grazia”. Sempre secondo la Treccani, la grazia in prima istanza è: “Qualità naturale di tutto ciò che, per sua intima bellezza, delicatezza, spontaneità, finezza, leggiadria, o per l’armonica fusione di tutte queste doti, impressiona gradevolmente i sensi e lo spirito”. La grazia trova una trattazione teologica di rilevante importanza nella Bibbia, sia nell’Antico che nel Nuovo Testamento, laddove è sinonimo di benevolenza (divina) che assolve dai peccati (!). È sinonimo di dono e di accettazione: non c’è grazia, infatti, senza fiducia e senza accoglienza; essa è insieme perno e leva, attorno e oltre la quale si eleva la gratitudine. Infine, chi è grato si “fa” gratitudine, compiendo così un incorruttibile cammino di giustizia, altra virtù-cardine dello spirito che bilancia correttamente il dare con il ricevere in un armonico e magico fluire.
[Immagini in alto: web; in basso: opera di Pier Leone Ghezzi, la Gratitudine]
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