Lo Spirito del Cancro


[Immagine dal web]

L’estate è la stagione della piena maturazione del frutto, della manifestazione di ciò che ha germinato durante l’inverno e che è poi fiorito a primavera; la natura vive il suo trionfo fatto di colore e calore e il riverbero della luce sfolgora alla sua massima potenza: diurna nel Sole, astro di fuoco e notturna nelle stelle. Il Cancro abita la prima “porzione” dell’estate e ne determina l’inizio, facendo da cardine, da passaggio, da tramite: le acque primordiali e uterine, in cui questo segno si muove, sono le stesse che originano tanto una vita, quanto una stagione. Il glifo del Cancro richiama la posizione del feto accovacciato in grembo ed è stilizzato in due “9” orizzontali e speculari.

Per gli antichi Greci fu il granchio (cancro) a mordere il piede di Ercole per ostacolarlo nella sua lotta contro l’Idra, ma l’eroe lo schiacciò e lo uccise e l’animale fu così glorificato dalla dea Era, nemica di Ercole, che lo rese nientemeno che una costellazione. Il pianeta che governa il segno è la Luna (in “domicilio”), mentre Giove vi si esprime al massimo delle sue qualità (per “esaltazione”).  

Il legame fra il Cancro e la Luna si presenta indissolubile, eterno e spesso complicato: è fatto di bisogno, di dipendenza alla sopravvivenza; l’animale granchio fluttua con le maree, a loro volta determinate dall’andamento ciclico delle fasi lunari. La Luna nei Tarocchi, diciottesimo arcano maggiore, è rappresentativa di questo legame: in un simbolismo notturno vi compare sia l’argenteo astro, femminile e antropomorfo, sia il crostaceo, che emerge dalle melmose acque dell’inconscio attratto dall’invisibile potere lunare, che ha la forza di spostare masse di liquidi.


Lo spirito del Cancro narra antiche e fantasiose storie accanto al fuoco, impastate di ataviche memorie; narra di epoche perdute e del legame ancora vivo con gli antenati; narra di tradizioni e folclori della terra a cui appartennero i padri, le madri e tutta la stirpe che ne discende.

Tutti questi elementi “ancestrali” costituiscono aspetti importanti di ancoraggio al reale per un segno così mutevole e corazzato, in eterna posizione di protezione e difesa da qualsivoglia ingerenza esterna, percepita spesso come minaccia.

Lo spirito del Cancro si esprime nel nutrimento e nella cura del neonato o del cucciolo e ha pervaso, dalla notte dei tempi, ogni femmina di donna o animale, che porgendo il seno ha nutrito un essere, permettendone e garantendone la vita, dopo averlo custodito nel grembo. Il latte è il primo alimento che entra nello stomaco, subisce un processo digestivo e di assimilazione, al Cancro è deputata non solo la salute di quest’organo, ma guarda caso, anche quella del seno.


Lo spirito del Cancro si esprime attraverso un “sentire” intuitivo, lunare e lunatico, attraverso quella sensazione di pancia che nove volte su dieci ha la sua irrazionale ragione; si esprime in empatia verso l’altrui sentire, in desiderio di accoglienza e di fusione con l’altro, alla ricerca di quell’idillio perfetto, totale (e perduto) che si attribuisce al primissimo legame con la madre. Le sue onde emotive non sempre raggiungono la completezza di un sentimento, esaurendosi rapidamente in picchi e cadute e la sua sensibilità psico-somatica sfiora la premonizione, la percezione medianica o addirittura la sensitività.


Il bambino e la bambina Cancro possiedono e chiedono morbidezza, tenerezza e gentilezza. Hanno un mondo interiore ricchissimo di emozioni e di sensazioni, hanno una notevole capacità di attenzione, di protezione e di cura verso l’altro, il piccolo o l’indifeso. Difficile non scambiare per mero capriccio la loro mutevolezza, la loro innata introversione entro cui coltivano sogni ad occhi aperti; altrettanto vividi, a volte angosciosi, sono i sogni notturni. Sono bambini/e che rischiano di rimanere cristallizzati in una idealizzata infanzia e che tendono a recidere tardi (o mai) il cordone ombelicale con la figura materna: vanno perciò guidati, dolcemente ma fermamente, verso l’indipendenza, soprattutto emotiva e vanno staccati dalla stagnazione generata dal rimpianto.

Sono bambini/e a volte solitari e pieni di segreti, tendono a nascondere, a coprire, a chiudere a chiave parole, oggetti e ricordi.





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