Capricorno





(Immagine: Pinterest)

Il Capricorno, nello Zodiaco, è l’ultimo segno della triade di terra.

Il seme corrispondente all’elemento terra, negli Arcani Minori dei Tarocchi, è quello di denari, chiamati anche pentacoli o ori, plurale di oro ovvero il prezioso minerale. La ricchezza, a cui l’oro della terra del Capricorno fa riferimento, può essere concreta e tangibilmente materiale anche se lontana dall’opulenza del Toro, oppure, può essere immateriale e spirituale, poiché passata attraverso il fuoco purificatore del Sagittario. La sua essenza “ambivalente” è espressa dal suo stesso glifo, che simboleggia una creatura cornuta con la coda di pesce; gli antichi Greci identificavano il Capricorno con Pan, il dio cornuto, inevitabile è il richiamo al celtico Cernunnos, altra divinità pagana munita di corna. La componente terrestre del segno può avere tratti di avidità, di attaccamento e di tendenza all’accumulo: la proprietà è un diritto naturale che placa la paura della povertà e lo spettro del bisogno. Dal punto di vista antropologico, questi comportamenti sono di atavico retaggio, dato dal riconoscere alla terra il ruolo digarante del sostentamento, sia umano che animale. Oro è da intendersi poi come tesoro interiore, tutto ciò che, inestimabile, non è acquistabile. Non ha prezzo, Can’t buy me love/Non puoi comprarmi l’amore, cantavano i Beatles, urlandone l’inequivocabile verità. La terra su cui viene al mondo il Capricorno è impenetrabile e dura come il suo zoccolo. È il terreno indurito dall’arrivo dell’inverno, dalle gelate notturne, quasi completamente spoglio di vegetazione che, nella ruota del ciclo agricolo, segna la fase di riposo. La Natura gestante, silente e ritrosa come una Madre Oscura, ospita e custodisce il seme nel suo utero buio. 

Lo Spirito del Capricorno è perciò privo di fronzoli, eternamente vecchio e intimamente legato al karma, che pesa sulle spalle e su tutte le ossa: qui Saturno, archetipo del maestro e della forza senescente, ha il suo domicilio. L’influenza di questo pianeta si estende dal corpo alla psiche, tratteggiandola con una certa asciuttezza, data da una scarsa dimestichezza con le emozioni. A ciò si aggiunge severità e un senso di desolazione interiore, similarmente i capri vivono inerpicandosi sul dorso delle montagne, ognuno balzando a fatica su terreni rocciosi o accidentati. In questo segno Giove, il grande espansore, è “in caduta” perché nella dura terra niente, o quasi, può germogliare. Ed è “in esilio” la Luna che, nell’aspetto femminile di materna morbidezza atta al nutrimento, incontra una forte e incompatibile resistenza. Forse, proprio per compensazione, vi è la spinta a creare legami duraturi nel tempo (Kronos, dio greco assimilabile a Saturno),  ad intrecciare le proprie radici con quelle dell’altro/a, a dispetto del terreno franoso. Più il rapporto è profondo, più attecchirebbe nel cuore morbido e caldo della terra, dove la vita riposa in attesa del risveglio primaverile. Se invece prevalesse l’essenzialità, il Capricorno potrebbe fare la scelta estrema della solitudine. L’Arcano Maggiore IX dei Tarocchi, l’Eremita, lo rappresenta alla perfezione: anziano, che procede nella notte con bastone e lanterna, vagando in solitudine su picchi innevati, procedendo da destra a sinistra.

Il bambino e la bambina Capricorno incarnano sin dalla più tenera età lo Spirito del segno, nascendo già adulti e gravati dalla responsabilità di maturare velocemente: l’infanzia sarà breve, i giochi messi via in fretta e i capricci tacitati all’istante. Il divertimento è inteso, fin da piccoli, una perdita di tempospecialmente se non ha un’utilità praticamente spendibile. Spesso sono figli di genitori tradizionali, magari grandi lavoratori dotati di indole pragmatica, che non hanno tempo per le frivolezze, viste come debolezze. 

Sono bambini e bambine che hanno bisogno di rilassarsi, di “mollare un punto” sulle ambizioni, perlopiù indotte dagli adulti, a favore del gioco. Giocare dovrebbe essere la priorità per non smarrirsi ed esaurire velocemente l’età unica e irripetibile dell’infanzia

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