Zemyna, la Madre Terra

La figura della Dea iniziò ad essere accostata al pianeta Terra in un epoca assai remota, pre-cristiana, durante il periodo Neolitico, che indicativamente si colloca fra il 10000 e il 4000 a.C.
Per la prima volta rispetto all’antecedente Paleolitico, durante il quale la sua effigie viene scolpita nelle tipiche statuine dette “Veneri”, la Dea viene raffigurata con i tre volti di giovinetta, riconducibile alla mestruazione; di madre, alla maternità e di anziana, alla menopausa, secondo lo schema ciclico a spirale delle fasi lunari.

Ed è proprio nelle funzioni di madre, che “mette al mondo” e di nutrice, il ricercarsi di tale accostamento, che spesso viene sottolineato dalla presenza animale del serpente, che appartiene all’elemento terra (tellurico) e ai suoi abissi (ctonio).
La terra è garante di vita, sostenitrice essenziale dell’essere umano e non solo in termini di nutrimento, poiché se il cielo è respiro, la terra è grembo e casa; essa è muta maestra che insegna la quiete e la tempesta, la Terra-pianeta racchiude il mistero dei cicli delle stagioni e la compiutezza dei suoi equilibri, che contemplano sia le privazioni, sia gli eccessi.

La concezione di Dea-Madre-Terra non è però universale, come si tende a pensare: nell’antico Egitto, ad esempio, vi era Nut, dea celeste; dea scintoista dal culto solare era invece Amaterasu, in Giappone.
Nell’antica Grecia era Gaia (o Gea), così come compare nella Teogonia di Esiodo, immortale e madre del Dio Urano, mentre per le popolazioni andine è Pachamama, la personificazione della Natura; per i romani è Ops (o Opis) Consiva, mentre per gli slavi è Mat’Syra Zemlja (Madre Terra Umida).

Dea baltica dalla duplice natura selvaggia ed addomesticata è invece la lituana Zemyna, che viene cantata nei componimenti mitologici e la cui radice del nome, “zeme”, significa terreno fertile e scuro.
La sua controparte era la divinità maschile Zemiennik, festeggiato il due novembre, data da noi legata al culto dei morti, degli spiriti e degli antenati.

 Associata alla fertilità, si credeva presidiasse al ciclo di vita-morte-rinascita e che fosse in grado di creare la vita da sola, al termine di ogni stagione invernale. Zemyna è “sopravvissuta” fino agli inizi del ‘900, quando ancora il pane veniva spezzato a metà: una parte consumata dai contadini, l’altra offerta ai campi di segale, di grano e di orzo, come libagione alla terra. Si pensava che la Dea dimorasse sulle cime delle montagne, che venivano adornate da pietre, perché in esse dalla notte dei tempi, si concentra il potere dell’elemento terra. Sui monti a lei dedicati si recavano le donne che non avevano figli, anche gli uomini, per risolvere il problema dell’infertilità grazie all’intercessione prolifica e divina di Zemyna.
Altra peculiarità a lei associata erano i concetti di giustizia e di socialità e tutto ciò che vi fosse attinente: nella tradizione contadina lituana, si era soliti prestare giuramento con una zolla di terra in testa oppure, tramite un morso, in bocca e ciò rendeva il giuramento valido, poiché la terra ne era testimone.
Una curiosità, spesso la terra compare come elemento “punitivo” nelle favole popolari, nelle fiabe e pure nei miti: i cattivi, perlopiù bugiardi o ladri, ne vengono inghiottiti in voragini che si spalancano laddove impera la malvagità; perché la Madre Terra terribile e misericordiosa, nel suo grembo accoglie la vita e anche la morte.



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