Ipazia di Alessandria

IPAZIA di Alessandria, III/IV sec. d.C.
[Immagine: l’attrice Rachel Weisz nei panni di Ipazia, splendida protagonista del film Agorà]

SPIRITO di PLATONE e CORPO di AFRODITE
(L. de Lisle)

Ipazia, donna-vergine nutrita nello spirito dal sacro fuoco della Conoscenza e sposata alla Verità, fu filosofa e scienziata.
Figlia e allieva di Teone, geometra e matematico, arrivò a prendere il suo posto a capo della scuola neo-platonica di Alessandria.
Il Pensiero e la Parola (Logos) in lei diventarono doti attive oltre che straordinarie, portando la filosofia di Aristotele e Platone, e tutto il suo amore per il sapere, nelle piazze pubbliche della città, ricevendo ossequi e ammirazione.
Di culto pagano, il Dio Mercurio elargì generosamente in questa donna l’arte dell’oratoria accompagnata ad una fluente dialettica.
Ma la Storia, e gli eventi che la compongono, impietosamente segue il proprio corso: il paganesimo è destinato a soccombere, tacitato dall’onda distruttiva e omicida del cristianesimo, che si abbatte sia sui templi ellenici che sugli stessi pagani.
E Ipazia così trovo’ la morte, orrenda e inutilmente crudele, ad opera di un gruppo di monaci cristiani: fu condotta all’interno di una chiesa, denudata, uccisa malamente a colpi di cocci, smembrata e infine bruciata.
La sua morte fu premeditata nel modo più empio possibile dal vescovo Cirillo, come testimoniò poi il filosofo Damascio, che pure considerava Ipazia “inferiore in quanto Donna”.

Quando ti vedo mi prostro davanti a
te e alle tue parole,
vedendo la casa astrale della Vergine,
infatti verso il cielo è rivolto ogni tuo
atto
Ipazia sacra, bellezza delle parole,
astro incontaminato della sapiente
cultura.

(Pallada, Antologia Palatina)


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